Il piccolo cece
Il padrone vide i buoi e chiamò il cece: – Cece, cece, dove sei? – Sto sotto il palo della sedia. – Vieni a mangiare -. Il cece si fece avanti, mangiò un piccolo boccone e se ne andò. Il massaro si rivolse alla moglie: – Guarda un po’ come ha portato i buoi ben sazi! – Poi disse al cece: – Sai che cosa devi fare? Va’ a dormire un poco, poi, quando ti chiamerò, prenderai i buoi e li porterai dov’erano prima.
Il cece andò di nuovo in campagna e si mise un’altra volta sotto la foglia di zucca. S’avvicinò la mucca, l’accartocciò dentro la foglia e se lo mangiò; lo mandò nello stomaco. Quando un bue si dirigeva verso il terreno coltivato, quello, da dentro lo stomaco della mucca, gridava: – Vattene via! – Il bue non vedeva nessuno e se ne tornava. Gli altri buoi tentavano di avvicinarsi al terreno coltivato, ma il cece gridava: – Tornate indietro! – E tornavano. Il padrone andò a vedere cosa stesse facendo e non riusciva a scorgerlo da nessuna parte: – Cece, cece, dove sei? – Sto nello stomaco della mucca. – E ora come farai ad uscire dallo stomaco della mucca? – Quando cacherà, mi caccerà dal culo.
Riportò i buoi alla masseria. La mucca fece il suo bisogno e venne fuori il cece. Il padrone si spaventò: – Sai che cosa devi fare? – disse il padrone al cece: – tornatene da tua madre -. Egli tornò dalla madre: – Che cosa hai combinato? – domandò la madre. – Il padrone mi ha detto di venire. – E perché ti ha mandato via? – Io mi ero messo sotto una pianta di zucca, si è avvicinata una mucca e mi ha mangiato. Sono finito nello stomaco della mucca. E’ venuto il padrone e mi ha chiamato: – Cece, cece, dove sei? – Sto nello stomaco della mucca. – E ora come farai ad uscire? – Quando la mucca cacherà, io uscirò -. Il padrone si è spaventato e mi ha rimandato a casa.
Ora la madre vide che era sempre piccolino; gli disse: – Vuoi andare a prendermi due soldi di sapone? – Vado, – egli rispose. La madre gli diede due soldi ed egli s’incamminò. Cammina cammina, arrivò in paese, entrò nella bottega, salì sul bancone e si mise a gridare: – Vieni a darmi due soldi di sapone -. La bottegaia si sentì chiamare ma non vide nessuno. Rimase, non s’avvicinò. – Vieni a darmi il sapone? – Dove sei? – lei domandò. – Sul bancone. – Io non ti vedo; dove sei? – Sul bancone ci sono due soldi; io sto sotto i due soldi -. La donna sollevò le monete e trovò il cece là sotto: – Riesci a portare i due soldi di sapone? – Vuoi caricarmi tutta la tinozza? Anche quella riesco a portare. – Eh! Dici davvero? – Certo. – Sei così piccolo e riesci a portarla? – Riesco.
Si mise sotto la tinozza e cominciò a camminare con quella addosso. La donna lo seguì da lontano per vedere dove sarebbe andato. Arrivò al palazzo e salì con tutta la tinozza: – Ehi, mamma! La bottegaia diceva che io non sarei riuscito a portarla. Io mi sono messo sotto; lei diceva che non ce l’avrei fatta; le ho risposto che me la caricasse sulle spalle, ché sarei riuscito a portarla. Così l’ho caricata e mi sono messo a correre per la strada. – Ahimé, – disse la madre, – un piccolo cece ha trasportato una tinozza di sapone che pesa un quintale! – Chiamò il padre: – Vieni a vedere che cosa ti ha portato il cece. – Ha una bella forza! – disse il padre: – ora non vuoi mangiare? – Sì, – egli rispose. Mangiò per bene. – Adesso va’ a dormire -. Andò a dormire e s’addormentò profondamente.
Quando si svegliò c’era la madre vicino: – Mamma, non vorreste fare una cosa per me? – Cosa dovremmo fare, figlio mio? – Trovarmi una moglie. – Sei così piccolo! – Non fa niente -. Gli trovarono la bella figlia di un duca. La madre e il padre dissero al duca: – Non sarebbe bene che li maritassimo, tua figlia e nostro figlio? – Sì, – rispose il duca. – Voi, – disse il padre, – avete proprietà; nostro figlio pure -. La moglie del duca disse: – Anche voi.
