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Cecino est un conte populaire très diffusé dans le Sud de l'Italie. Comme pour tous les contes populaires diffusés oralement, il en existe de nombreuses versions. Certaines ont été transcrites en Italien, d'autres existent en dialecte. Pour les curieux, nous vous proposons de découvrir 3 versions différentes, les versions en dialecte n'existent pas dans des publications françaises. Nous vous en proposons donc des traductions originales.

Cecino e il bue

Ciciaregliu

Il piccolo Cece

Cecino e il bue est la version populaire transcrite par Italo Calvino dans le recueil "Le Fiabe italiane"

C'est la version la plus diffusée que l'on trouve traduite dans quelques ouvrages français

Cicaregliu est une version calabraise du conte populaire

Elle est présentée en calabrais et  transcrite par le Professeur Otlando Sculli di Ferruzzano

Il piccolo Cece est une version des Pouilles du conte populaire

Elle est présentée italien

Cecino e il bue

Una donna faceva cuocere dei ceci. Passò una povera e ne chiese una scodella in elemosina. - Se li do a voi, non li mangio io! disse la donna. Allora la povera le gridò contro: - Che tutti i ceci nella pentola vi diventino figli! - e se ne andò.
Il fuoco si spense e dalla pentola, come ceci che bollono, saltarono fuori cento bambini, piccoli come chicchi di cece e cominciarono a gridare: - Mamma ho fame! Mamma ho sete! Mamma prendimi in collo! - e a spargersi per i cassetti, i fornelli, i barattoli. La donna, spaventata, comincia a prendere questi esserini, a ficcarli nel mortaio e a schiacciarli col pestello come per farne la purea di ceci. Quando credette d'averlí ammazzatí tutti, si mise a preparare il mangiare per il marito. Ma pensando a quel che aveva fatto, le venne da piangere, e diceva: - Oh, ne avessi lasciato in vita almeno uno; ora mi aiuterebbe, e potrebbe portare da mangiare a suo padre in bottega!

Ciciaregliu - una favola calabrese

Ndavía nu marítu e na mugghjéri chi non avévanu ħfigghji e campávanu lavurándu, u marítu nta so terra e a mugghjéri a casa. Nu jornu na limosinára jia pajísi pajísi p’a cérchita e quandu rriváu nta casa i chisti ddui si dissi:

“gnura pa l’ánima di vostri morti, dátami cocchji cosa pemmi mangiu, puru nu tózzulu i pani, ca ndaju a casa na mandra i ħfigghjóli chi non mángianu i tri jorna!”

“Non aju nenti, jitavíndi!”

“Datu ca stacíti cernéndu cíciari, dátimi na proχjaráta!”

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Il piccolo Cece

C’era una volta una ricca signora che aveva molta proprietà, ma non faceva mai un figlio. Un giorno fece voto per poter avere un figlio, magari quanto un cece. Si trovò incinta, partorì e fece un figlio quanto un cece. Passarono tanti lunghi anni, ma il bambino non cresceva mai. Nel tentativo di farlo crescere, la madre lo mandò a fare il guardiano. Il padrone lo vide: – E di questo, – disse, – cosa me ne devo fare? – Tienilo, – rispose la madre, – ti guarderà i buoi.

Il massaro lo tenne e lo portò in un campo dove c’erano i buoi: – Attento a non far andare i buoi sul terreno coltivato, ché non facciano danno. – Starò attento, – rispose il cece. S’avvicinò una mucca a mangiare una pianta di zucca, ma lui s’era messo al fresco sotto una foglia. Quando la mucca s’accostò a mangiare la pianta, egli disse: – Dove vai, dove vai? Torna indietro, altrimenti ti lancio contro il bastone! – Poi radunò i buoi e li riportò alla masseria.

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